A quelli che non hanno paura di vivere

E’ già buio quando decido di raggiungerlo.

Io sono sempre stato cosi, non ho mai avuto il coraggio di prendere una decisione di pancia; penso sempre a cosa può accadermi, penso agli altri, forse si preoccuperanno per me.

Magari c’è una scelta migliore, magari riesco a trovare la felicità in altro, in qualcosa di più “ordinario”.

Non la chiamo neanche paura, no , perché non ho paura di quello, piuttosto è la preoccupazione di non riuscirci, di tornare “sconfitto”.

I miei piedi affondano nella neve, alta quasi fino alle ginocchia, intorno a me solo il rumore del vento che sbatte tra gli alberi, la nebbia che mi impedisce di guardare lontano. Seguo delle orme, so già di chi sono.

I nostri passi sono gli echi delle persone che ci precedono e ci insegnano, e si convertono nei suoni che, indefiniti, qualcuno (forse) sentirà domani.

Lui è più giovane di me, pochi anni, ma le circostanze lo hanno portato a conoscere ed affrontare ogni aspetto della vita, lui è un maestro per me; se faccio una cosa, la faccio come la farebbe lui.

Non avevo riferimenti, per qualche motivo mi ero anche allontanato dalle sue tracce. “Lui cosa avrebbe fatto?”

Spengo la frontale, tra la nebbia creava solo disturbo, c’è la luna piena e un po’ di luce riesce a filtrare, adesso è tutto un po’ più nitido. Seguo il rumore sordo di un cavo d’acciaio che sbatte a causa del vento, non posso più sbagliare.

Adesso il rumore è chiaro, tiro un sospiro, sono arrivato. Lui è felice di vedermi, mi ha fatto trovare il rifugio caldo.

Ti rendi conto che la vita esiste quando senti che è nelle tue mani.

Perché lo facciamo? Perché siamo disposti a non sentirci più le dita dal freddo? Perché rinunciamo ad ore di sonno, al calore del letto?

 Perché in quell’attimo esatto in cui il piede affonda nella neve, ci sciogliamo da tutte le catene. La paura non esiste, e nemmeno il passato o il futuro. Esiste solo il presente, il gesto presente. Questa cosa mi rilassa, mi fa dimenticare, mi obbliga a concentrarmi su uno sforzo psicologico così grande da svuotarmi e farmi rinascere quando finisco.

La notte è passata, il fuoco è spento, il vento soffia ancora, il sole sta per sorgere, ci aspetta ancora qualche ora di cammino. Mi affaccio alla finestra e ho ancora la conferma di essere nato per questo.

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